Born to be alive - Patrick Hernandez (1978)
In Francia si dice che ci sono solo tre garanzie nella vita: la morte, le tasse e nessuna seconda canzone di successo di Patrick Hernandez. Questa affermazione, seppur un po' cattiva, ha un fondo di verità. Dopo il successo planetario di "Born to be Alive", Patrick Hernandez non è più riuscito a replicare quel trionfo, anche se con i diritti d'autore ha senz'altro assicurato il benessere della sua famiglia. Ma partiamo dall'inizio.
Patrick Hernandez, francese di origini spagnole, si avvicina alla musica fin da giovanissimo. A 19 anni suona nelle sale da ballo del sud della Francia prima di trasferirsi, a 20 anni, a Parigi. Qui entra a far parte di diversi gruppi, incidendo alcuni 45 giri che non lasciano traccia. Per mantenersi, partecipa come corista a vari dischi, tra cui l'album "E tu…" di Claudio Baglioni, registrato a Parigi con la produzione di Vangelis. Il giovane Patrick non si arrende e finalmente, verso il 1975, sembra arrivare l'occasione buona. Entra nel gruppo Paris Palace Hotel (PPH), con cui realizza tre singoli ispirati al glam rock inglese e un intero album che include la prima versione di "Born to be Alive", una canzone decisamente rock.
"A quel tempo, il termine 'disco' era una parolaccia per me", dichiarerà in seguito Hernandez. Tuttavia, l'album non viene pubblicato e il gruppo si scioglie nel 1978, lasciando Hernandez abbacchiato al punto da considerare di trasferirsi nel Périgord per dedicarsi all'allevamento di bestiame.
La sua occasione arriva dal Belgio, grazie a Jean Vanloo, produttore degli sfortunati PPH, che ancora crede in lui. Vanloo gli invia un telegramma lapidario: “Unisciti a me in Mouscron – Ho dei progetti per te – Jean”. Hernandez, senza nulla da perdere, accetta l'invito e nel maggio del 1978 arriva dal produttore belga che gli dice di avere una canzone per lui e di aver già prenotato lo studio di registrazione. Dopo aver registrato un paio di canzoni, Vanloo gli chiede di cantargli qualcosa dei Paris Palace Hotel. Hernandez gli fa ascoltare "Born to be Alive", un pezzo rock che riassume la sua visione della vita: rifiuta di sistemarti e continua a inseguire i tuoi sogni. Vanloo vede il potenziale della canzone ma con una condizione: deve trasformarsi in una canzone disco.
Hernandez accetta e, dopo la trasformazione operata dal produttore, inizia la ricerca di un'etichetta. “Non è stato facile – racconta lo stesso Patrick Hernandez – siamo stati respinti per sei mesi. Nessuna casa discografica era interessata. Pensavano che la canzone fosse troppo veloce e si chiedevano chi fosse questo ragazzo con un nome spagnolo che cantava in inglese…”. Alla fine, il disco viene pubblicato nel novembre del 1978 dall'etichetta francese Aquarius, che però non investe particolarmente sul disco. Le cose cambiano quando la canzone, come un boomerang, torna in Francia dopo aver raggiunto il primo posto in classifica in Italia, dove il 9 gennaio 1979 riceve il primo disco d'oro. In aprile, "Born to be Alive" raggiunge il primo posto anche in Francia, dove resta in classifica fino a luglio.
Nel corso del 1979, la canzone arriva al primo posto in tutta Europa, attraversa l'oceano e conquista la vetta delle classifiche dance negli Stati Uniti e in Canada, nonché il primo posto nelle classifiche dei singoli di Messico, Australia e Nuova Zelanda. Si calcola che arriverà a vendere qualcosa come 20.000 copie al giorno. In questi anni, non avendo ancora preso piede i videoclip, il modo migliore per promuovere una canzone è girare il mondo partecipando a programmi TV, trasmissioni radio e spettacoli.
All'inizio del 1979, Vanloo decide di mettere insieme un gruppo per accompagnare Hernandez in un tour negli Stati Uniti. Le audizioni per coristi e ballerini si svolgono a New York e tra i partecipanti c'è una ragazza poco più che ventenne, Louise Ciccone, la futura Madonna. Contrariamente alla leggenda, Madonna non viene assunta come corista per il tour, ma viene portata in Francia per diventare la nuova produzione di Vanloo. "Poiché dava molto di più di quanto ci si aspetterebbe da semplici comparse, avevamo altre ambizioni per lei", ha raccontato Hernandez. "È venuta a Parigi per un anno. Abbiamo vissuto nello stesso edificio al 32 di boulevard de Courcelles”. Hernandez ha sempre smentito la voce che Madonna fosse stata una sua corista sul palco.
Il look eccentrico da lord inglese con cui Hernandez si presenta per promuovere il disco, e che sfoggia anche sulla copertina, è dovuto a una combinazione di fattori. “Avevo scelto questo abbigliamento in realtà per un'altra canzone, per la quale volevo essere un direttore di circo, un personaggio ispirato a Jean-Marie Rivière, un mitico attore del music-hall e del cabaret francese. Il suo lato eccentrico è stato subito ricordato e imitato. Il bastone è diventato un portafortuna, tutti volevano toccarlo. Anche Madonna”.
"Born to be Alive" viene inserita nell'album omonimo, che ha un enorme successo in tutto il mondo, vendendo oltre un milione di copie negli Stati Uniti. Tuttavia, nessuno degli altri singoli tratti dall'album, come "Disco Queen", dimostra di avere la forza di "Born to be Alive", che resterà l'unico grande successo di Patrick Hernandez, ma un successo che dura ancora oggi nelle discoteche, nelle feste, nelle compilation retrospettive e nelle varie trasmissioni TV dedicate alle meteore musicali.
Da citare assolutamente la bellissima parodia di Elio e le Storie Tese del 1990, intitolata "Born to be Abramo", in cui si mescolano in modo irriverente il classico della canzone napoletana "Resta cu mmè", due canzoni liturgiche ("Resta con noi signore la sera" ed "Esci dalla tua terra") con "Born to be Alive" e "You make me feel (mighty real)" di Sylvester. Il disco fu ritirato quasi subito dal mercato in seguito alle proteste dei Testimoni di Geova e perché il gruppo non aveva chiesto il permesso per utilizzare le canzoni originali. Nel 1997, la canzone viene reincisa e viene realizzato un video con la spiritosa partecipazione dello stesso Patrick Hernandez, che rispolvera per l'occasione, dopo quasi 20 anni, gli abiti da dandy e il bastone del suo magico quarto d'ora di notorietà.





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