Eye in the sky - Alan Parsons Project (1982)

"Eye in the Sky" è uno dei brani più iconici degli Alan Parsons Project, ma la sua storia è segnata da un inizio travagliato. Alan Parsons stesso ha confessato di aver avuto dubbi significativi durante la registrazione del pezzo: “Odiavo questa canzone quando abbiamo cominciato a registrarla… ero pronto ad escluderla del tutto dall'album. Poi abbiamo trovato il ritmo ipnotico delle chitarre, ed è tutto andato a posto”. Questo commento riflette la lotta interna e l'incertezza che spesso accompagnano il processo creativo.

Nonostante le riserve iniziali di Parsons, la canzone è diventata uno dei più grandi successi della band, raggiungendo il numero 3 nella classifica americana di Billboard e conquistando un pubblico internazionale. Molti credono che "Eye in the Sky" tragga ispirazione dal romanzo 1984 di George Orwell, che descrive un futuro distopico in cui i cittadini sono costantemente sorvegliati da un regime totalitario. Tuttavia, il testo della canzone, scritto da Eric Woolfson, parla principalmente dell'amarezza e della delusione che seguono la fine di una relazione.

Parsons ha chiarito in un'intervista del 2000 che l'idea dell'album era effettivamente influenzata dal concetto orwelliano di "Grande Fratello": “Volevamo basare l'album sul tipo di concetto di un ‘grande fratello’ che ti guarda: c'è sempre una telecamera che ti segue, c'è sempre un elicottero nel cielo che ti sorveglia e puoi leggere dallo spazio una riga di un giornale”.

Il titolo "Eye in the Sky" ha una genesi curiosa e fortuita. Woolfson, noto per la sua passione per il gioco d'azzardo, trascorreva molto tempo nei casinò di Las Vegas. Un giorno, durante una visita al Tropicana Hotel, il direttore marketing gli mostrò il sistema di sorveglianza del casinò, noto proprio come "Eye in the Sky". La stessa espressione Woolfson la sentì altre due volte nella stessa giornata, incluso durante un notiziario che parlava di un elicottero meteorologico con lo stesso nome. Woolfson, non credendo alle coincidenze, vide in questi eventi un segno e decise di incorporare il tema dell'"occhio nel cielo" nel testo della canzone.

Nonostante le sue perplessità, Parsons accettò di inserire "Eye in the Sky" nell'album, scommettendo addirittura con il chitarrista Ian Bairnson che non avrebbe avuto successo. A differenza di altre tracce del gruppo, che vedevano l'uso di cantanti diversi, per questa canzone decisero di mantenere la voce guida di Woolfson, data la natura personale del testo.

Nel disco, "Eye in the Sky" è preceduta dal brano strumentale “Sirius”, concepito dagli autori come inseparabile dalla canzone principale. Tuttavia, le stazioni radio spesso omettevano “Sirius” per questioni di durata, un fatto che Parsons trovava deludente.

Pubblicata come singolo nell'agosto del 1982, "Eye in the Sky" ottenne un successo planetario, raggiungendo la prima posizione in Spagna e Canada, e la Top 10 in molti altri paesi. In Italia, la canzone arrivò fino alla posizione numero 5. La sua popolarità si è estesa nel tempo, con cover come quella della cantante israeliana Noa nel 2003 e citazioni in brani moderni come “Instant Crush” dei Daft Punk.

Dopo la morte di Woolfson il 2 dicembre 2009, Alan Parsons ha preso l'abitudine di cantare "Eye in the Sky" durante i concerti, per onorare la memoria del suo amico e collaboratore, rendendo questo brano ancora più significativo per lui e per i fan della band.

"Eye in the Sky" non è solo una canzone di successo; è una testimonianza della collaborazione creativa tra Alan Parsons ed Eric Woolfson, una collaborazione che ha dato vita a uno dei capitoli più memorabili nella storia della musica rock progressivo.

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