The living daylights - a-ha (1987)

Nella città di Noctis, dove le luci della sera riflettevano le ombre dei grattacieli sull'acqua calma del fiume, viveva un giovane chiamato Lucas. Ogni giorno, la monotonia della sua vita lo avvolgeva, ma una notte tutto cambiò.

Era il 1987, e Lucas, con i suoi vent'anni pieni di sogni infranti, si trovava a vagare per le strade illuminate dai neon. Il suono della musica proveniente da un piccolo bar catturò la sua attenzione. Entrando, fu accolto dalle note elettroniche e dai ritmi pulsanti di una canzone che sembrava risuonare con il suo stesso battito cardiaco: "The Living Daylights" degli a-ha (che, ricordo, va sempre scritto in minuscolo, con il trattino, e possibilmente con le a in corsivo).

Seduto al bancone, Lucas chiuse gli occhi, lasciando che la musica lo trasportasse in un'altra dimensione. Le parole della canzone parlavano di tensione, di sfide imminenti e del coraggio necessario per affrontare l'ignoto. Ogni nota, ogni parola sembrava infondere nuova energia nel suo spirito stanco.

In quegli anni, il legame tra cinema e canzoni era un inarrestabile circolo virtuoso. I migliori artisti venivano chiamati per le colonne sonore dei migliori film, creando un prodotto che attirava sia gli appassionati di musica che quelli di cinema. Film musicali come "Flashdance" con la sua iconica "What a Feeling" di Irene Cara, o "Footloose" di Kenny Loggins, ne erano esempi lampanti. Ma questo legame si estendeva anche ai film d’amore e d’azione. "Il tempo delle mele" era indissolubilmente legato a "Reality" di Richard Sanderson, e "Top Gun" a "Take My Breath Away" dei Berlin.

Tra i film d'azione degli anni '80, la saga di James Bond era un caposaldo. Nel 1987, la produzione affrontò il cambio di protagonista, sostituendo Roger Moore con Timothy Dalton. Per mantenere alto l'interesse del pubblico, la canzone principale della colonna sonora veniva affidata a famosi artisti pop. Quell'anno, l'onore toccò agli a-ha, che dopo il successo di "Take on Me" e del loro album "Hunting High and Low", ricevettero la chiamata per comporre "The Living Daylights" per il nuovo film di Bond.

Gli a-ha collaborarono con il compositore John Barry, una leggenda nel mondo delle colonne sonore. Tuttavia, il rapporto fu tutt'altro che idilliaco. Morten Harket, il frontman della band, ricordò che il loro primo incontro fu disastroso, con Barry che faceva battute misogine e screditava il lavoro dei Duran Duran, autori della colonna sonora del film precedente. Gli a-ha, che ammiravano i Duran Duran, trovarono difficile lavorare con Barry e la collaborazione proseguì prevalentemente da remoto.

Nonostante le difficoltà, il risultato fu una canzone che incarnava perfettamente lo spirito di James Bond. Anche se il video di "The Living Daylights" finì per assomigliare a quello di "A View to a Kill", con le dovute differenze tra Morten Harket e Simon Le Bon, la canzone aggiunse un tocco distintivo al film.

Quando la canzone finì, Lucas si trovò a fissare il fondo del suo bicchiere vuoto. Ma dentro di lui, qualcosa era cambiato. Uscì dal bar con una determinazione nuova, sentendo che la città, che prima gli sembrava un labirinto opprimente, ora era un campo di possibilità infinite.

La notte si era fatta più profonda, ma Lucas non era più lo stesso. Le luci della città, che prima sembravano solo bagliori distanti, ora brillavano come fari guida. Decise di esplorare angoli sconosciuti della città, incontrando personaggi singolari, ognuno con una storia da raccontare e una lezione da impartire.

Incontrò Elena, una fotografa che catturava l'essenza della città nelle sue immagini. Lei gli insegnò a vedere la bellezza nascosta dietro l'apparente caos. Poi c'era Marco, un musicista di strada, che condivideva le sue melodie e la filosofia di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. E infine, Anna, una scrittrice che lo ispirò a mettere su carta i suoi pensieri e le sue esperienze.

Con il passare delle settimane, Lucas scoprì una nuova versione di se stesso. La canzone degli a-ha non era più solo una melodia che riempiva l'aria; era diventata la colonna sonora del suo risveglio, una chiamata all'azione che lo spingeva a vivere con intenzione e coraggio.

Un giorno, mentre camminava lungo il fiume al tramonto, Lucas si fermò a riflettere su quanto era cambiato. La città di Noctis non era più un luogo di oscurità e incertezza, ma una tela vibrante su cui dipingere i suoi sogni. La musica continuava a risuonare nel suo cuore, ricordandogli di affrontare ogni giorno con lo spirito di un guerriero.

E così, con "The Living Daylights" a guidarlo, Lucas si gettò nel mondo con occhi nuovi, pronto a vivere ogni momento al massimo, consapevole che il vero cambiamento iniziava sempre da dentro.

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