Another brick in the wall - Pink Floyd (1980)
Il passaggio da un decennio all’altro è sempre un momento importante. Quando finisce un anno con il 9 e inizia una nuova decina, diventa naturale cercare di riassumere i dieci anni passati in poche parole, anche se dieci anni sono lunghi, pieni di giornate, fatti, persone, e naturalmente canzoni.
All'inizio del 1980, in Italia c’era molta speranza per un nuovo inizio. Gli anni ’70, ricordati ancora oggi come anni di piombo, furono segnati da violenza, terrorismo e un costante senso di paura; esplodevano bombe e si sparava, e il futuro appariva incerto. Con l’ingresso negli anni ’80, si sperava in una rinascita, in un periodo più luminoso e sicuro che avrebbe potuto finalmente superare questo "muro" di angosce e conflitti. Del resto, la fine di un decennio somiglia sempre a un confine, a un muro simbolico che separa ciò che è stato da ciò che sarà. Eppure, a mezzanotte, tra i brindisi e il lancio dei tappi di spumante, sembra che non sia successo niente. Ma il cambiamento, anche se non immediato, si percepiva già nelle prime classifiche degli anni ’80: i suoni grezzi e sperimentali degli anni ’70 iniziavano a trasformarsi, sublimando in un’elettronica più raffinata e levigata che sarebbe diventata il marchio distintivo del nuovo decennio. Le tematiche, tuttavia, restavano serie e impegnative, e proprio in cima alle classifiche emergeva un brano che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia della musica.
"Another Brick in the Wall" dei Pink Floyd fu molto più di una canzone: era un vero manifesto, una denuncia sociale che raccontava le insoddisfazioni di un’intera generazione nei confronti di un’educazione oppressiva e di un sistema che tendeva ad omologare, ignorando l’individualità e la libertà. Questo singolo, estratto dall'album The Wall, rappresentava il culmine di una riflessione che Roger Waters e la band avevano intrapreso negli anni precedenti e che trovò espressione in un concept album complesso e profondamente provocatorio. La frase “We don’t need no education” – il grido di ribellione dei ragazzi nel brano – risuonava con forza, trovando eco nei giovani di tutto il mondo, che vedevano in questo ritornello un atto di resistenza contro qualsiasi tipo di conformismo.
"Another Brick in the Wall" è arrivata al momento giusto per accompagnarci negli anni ’80. Anche se il decennio del synth-pop, delle luci al neon e dei suoni digitali avrebbe preso forma qualche anno più tardi, questo brano dei Pink Floyd, con la sua intensità e il suo messaggio, rappresentò un ponte tra due epoche, aprendo simbolicamente la porta al futuro. Il singolo stesso, con la sua mescolanza di rock psichedelico e riff accattivanti, lasciava intravedere qualcosa di nuovo e di diverso, una trasformazione imminente.
I Pink Floyd, ormai un gruppo senza tempo e senza età, ci consegnarono un successo immortale, uno di quei brani che non invecchiano e che continuano a far riflettere. "Another Brick in the Wall" non fu solo una delle hit principali del 1980, ma diventò il primo mattone di una decade che sarebbe stata ricordata come quella dell’immaginazione e della sperimentazione musicale. E così, il muro degli anni ’70 si sgretolava un mattone alla volta, portandoci dritti nel cuore degli anni ’80. Anche se, come sappiamo, quel decennio avrebbe davvero preso forma solo qualche anno più tardi… ma questa è un'altra storia, di cui parleremo presto!





Commenti
Posta un commento