Don't let me be misunderstood - Santa Esmeralda (1977)

La storia di "Don't Let Me Be Misunderstood" dei Santa Esmeralda, nella sua celebre versione disco del 1977, si inserisce in un percorso musicale ricco e variegato che ha visto questo brano attraversare generazioni e generi musicali. La canzone originale fu scritta nel 1964 dal compositore americano Horace Ott, che, trovandosi in difficoltà a completarla da solo, chiese l'aiuto di due colleghi, Bennie Benjamin e Sol Marcus. Insieme a loro, Ott finì per completare la composizione, nonostante un problema burocratico: Ott era affiliato alla società di diritti BMI, che impediva collaborazioni con autori iscritti alla ASCAP, come lo erano Benjamin e Marcus. Per ovviare a questo vincolo, Ott accreditò come co-autrice la sua compagna, Gloria Caldwell, che non solo partecipò al processo creativo ma ricevette anche il riconoscimento ufficiale come autrice del brano.

La prima versione incisa di "Don't Let Me Be Misunderstood" fu interpretata da Nina Simone per il suo album Broadway-Blues-Ballads nel 1964. La canzone, con un arrangiamento orchestrale lento e affascinante, non ebbe grande successo commerciale al momento del suo rilascio, non riuscendo a entrare nelle classifiche. Tuttavia, la profondità emotiva della performance di Simone e la ricchezza dell'accompagnamento strumentale, tra arpe, fiati e archi, colpì particolarmente Eric Burdon, il cantante del gruppo britannico The Animals.

Gli Animals realizzarono una propria versione del brano, velocizzandone il ritmo e donandogli una vena più rock e soul, con la chitarra e l'organo in primo piano. La loro interpretazione ottenne un successo straordinario, arrivando al terzo posto nella classifica britannica e al quindicesimo nella classifica americana Billboard Hot 100. Fu questa cover a dare una notorietà globale a "Don't Let Me Be Misunderstood", spingendo molti a scoprire anche la versione di Nina Simone e consacrando il brano come un classico della musica pop e rock.

Ma la storia non finisce qui. Nel 1977, in piena esplosione della disco music, la canzone tornò alla ribalta grazie ai Santa Esmeralda, una band fondata in studio dal produttore discografico francese Nicolas Skorsky e dal suo collaboratore Manuel De Scarno. La loro intuizione fu quella di fondere il sound soul-rock degli Animals con un nuovo e travolgente arrangiamento in stile flamenco, che includesse chitarre spagnole, trombe, nacchere e battimani. Questo mix audace creò una versione del brano adatta alle discoteche, pur mantenendo una certa eleganza.

Nonostante inizialmente i puristi della musica flamenco e alcuni critici del pop si mostrassero scettici nei confronti di questa combinazione di generi, la versione di Santa Esmeralda si rivelò un successo clamoroso. La voce seducente del giovane cantante americano Leroy Gomez si sposava perfettamente con l'energia della produzione, rendendo la canzone un inno da discoteca che conquistò il pubblico a livello internazionale. Distribuito dalla Philips, il singolo fu pubblicato in due versioni: un 45 giri di 3 minuti e 20 secondi e un 33 giri che presentava una lunga suite di oltre 16 minuti, intitolata "Esmeralda Suite", che occupava l'intera prima facciata del disco.

Questa versione del brano non solo consolidò la fama di "Don't Let Me Be Misunderstood", ma definì ulteriormente l'era della disco music con il suo irresistibile ritmo da ballo e la sua fusione culturale tra sonorità spagnole e il pop internazionale. Nel corso degli anni, la canzone ha continuato a ispirare reinterpretazioni. Una delle versioni più apprezzate è quella di Elvis Costello, registrata negli anni '80 con il gruppo The Confederates. La sua versione, malinconica e intimista, con un arrangiamento acustico di contrabbasso, marimba e batteria spazzolata, piacque particolarmente anche a Nina Simone, che la considerava una delle interpretazioni più riuscite del suo pezzo.

Molti altri artisti hanno successivamente realizzato cover di "Don't Let Me Be Misunderstood", tra cui Joe Cocker, Cyndi Lauper, Lana Del Rey, The Moody Blues, Bon Jovi e Lady Gaga. La canzone ha continuato a vivere anche nel mondo del rap, grazie a campionamenti della versione di Nina Simone da parte di artisti come Lil' Wayne e Common, dimostrando così di essere una composizione senza tempo, capace di attraversare i confini di genere e cultura per oltre mezzo secolo.

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